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Asse IV – Riduzione CO2
Per contribuire a contenere le emissioni di carbonio e ridurre, nel periodo 2014-2020, il gap rispetto al target della Strategia Europa 2020, l’Asse IV supporta interventi finalizzati alla riduzione dei consumi energetici nel settore pubblico (edifici pubblici e impianti di illuminazione pubblica) ed interventi finalizzati alla promozione di strategie a bassa emissione di carbonio nelle aree urbane e metropolitane, in coerenza con gli strumenti regionali di settore (Piano Energetico Ambientale Regionale – PEAR e Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria - PRIA).
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Riduzione dei consumi energetici negli edifici e nelle strutture pubbliche o ad uso pubblico, residenziali e non residenziali e integrazione di fonti rinnovabili (IV.4.c.1)
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Promozione dell’eco-efficienza e riduzione di consumi di energia primaria negli edifici e strutture pubbliche (smart buildings) (IV.4.c.1.1)
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Adozione di soluzioni tecnologiche per la riduzione dei consumi energetici delle reti di illuminazione pubblica (IV.4.c.1.2)
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Aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane (IV.4.e.1)
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Sviluppo delle infrastrutture necessarie all’utilizzo di mezzi a basso impatto ambientale (charging hub) (IV.4.e.1.1)
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Rinnovo del materiale rotabile (IV.4.e.1.2)
I principali beneficiari sono Comuni anche in forma associata, partenariati pubblico-privati, Enti locali, società pubbliche e a partecipazione a maggioranza pubblica, Enti pubblici e soggetti proprietari o gestori di aree ad uso pubblico, Regione Lombardia, Enti Territoriali, gestori TPL(Trasporto Pubblico Locale)/Rete Ferroviaria/SFR (Servizio Ferroviario Regionale).
Analisi di contesto e opzioni strategiche
Il PEAR, per il quale è in corso la relativa Valutazione Ambientale Strategica (VAS), è lo strumento di programmazione strategica in ambito energetico e ambientale (LR 26/2003) inserito all’interno della Strategia Energetica Nazionale (SEN).
I dati elaborati in fase di redazione del PEAR rilevano una domanda complessiva di energia in Lombardia al 2012 pari a poco meno di 25 milioni di tep, con un consumo pro capite di circa 2,5 tep (29.100 kWh/ab). Nel corso del periodo 2000-2012, i dati di consumo nei vari settori di utilizzo hanno mostrato trend diversificati, evidenziando una lenta e progressiva crescita nei settori terziario e trasporti ed una diminuzione nel settore industriale.
Alla fine del decennio, il 43% dei consumi risulta attribuibile al settore civile (29 % per il residenziale e 14% per il terziario); il settore industriale e quello dei trasporti risultano attestati rispettivamente sul 28,6% e sul 26,6%. (Regione Lombardia, DG Ambiente Energia e Sviluppo Sostenibile; Finlombarda – dati preliminari del PEAR).
All’interno del settore terziario, la cui domanda energetica ammonta complessivamente a poco più di 3.300 ktep, circa il 60% dei quali imputabili all’impiego di vettori non elettrici (circa 1.900 ktep), si stima che i consumi attribuibili al patrimonio edilizio pubblico incidano, per la quota parte termica, per circa il 10%.
In relazione all’offerta di energia, nel 2011 gli impianti di generazione elettrica presenti sul territorio lombardo hanno raggiunto una consistenza in termini di potenza lorda installata di 21.235 MW. Per quanto riguarda gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, i dati del GSE rilevano per la Lombardia una potenza lorda complessiva pari a 7.747 MW, a cui è corrisposta una produzione di 14.743 GWh, ovvero il 16% della produzione da FER nazionale (GSE, 2012).
Spostando l’attenzione sul comparto edilizio, responsabile in Lombardia di oltre il 40% dei consumi energetici e analizzando in particolare i dati del Catasto delle certificazioni energetiche (CENED), è possibile fotografare l’attuale stato prestazionale del parco edifici certificati e conseguentemente le reali opportunità di efficientamento e riqualificazione. I dati rilevano un valore medio di fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale (EPH) per gli edifici residenziali pari a 201,8 kWh/m2 anno e per gli edifici non residenziali pari a 70,2 kWh/m3, valori decisamente elevati e sinonimi di scarse prestazioni energetiche sia dell’involucro che dell’impianto preposto a soddisfare il servizio di riscaldamento o climatizzazione invernale, facilmente spiegabile però se si pensa che, secondo i dati dell’ultimo censimento Istat disponibile (anno 2001) gli edifici edificati dopo il 1991 (anno di riferimento della prima legge meritoria di aver introdotto il concetto di prestazione energetica in Italia) sono solo il 9% del totale.
Se si prende in considerazione il patrimonio edilizio pubblico, la vetustà media è analoga: la gran parte degli edifici, circa il 78%, è stata edificata prima dell’entrata in vigore della Legge 10/91. La prestazione energetica degli edifici pubblici certificati è mediamente più bassa rispetto a quelli privati, con un valore di fabbisogno del 3% più alto nel settore residenziale (EPh pari a 208 kWh/m2 anno) e del + 8% per quello non residenziale (EPh pari a 76 kWh/m3 anno).
In particolare, il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente costituisce uno degli strumenti di maggiore rilevanza nell’attuare gli obiettivi del PEAR e più in generale quelli europei in tema di efficienza energetica e riduzione delle emissioni di CO2. Il miglioramento della prestazione energetica degli edifici è stato individuato come settore prioritario anche nella Direttiva Efficienza Energetica (DEE, 2012/27/CE), insieme ai servizi energetici e alla cogenerazione, per il potenziale contributo alle politiche dell’energia e del clima al 2030 illustrate nel Libro verde [COM(2013) 169 finale].
Al pari, anche il settore dell’illuminazione pubblica in Lombardia è particolarmente energivoro con un consumo di oltre 950 GWh all’anno di energia elettrica, pari ad oltre il 60% dei consumi elettrici della Pubblica Amministrazione. Si tratta quindi di un settore il cui consumo ha riflessi economici sensibili sul bilancio della PA; il consumo pro-capite (91 kWh/ab anno) è molto superiore alla media europea e riflette la generale inefficienza del settore. Regione Lombardia, a partire dalla l.r. 17/2000, ha regolamentato il settore dell’illuminazione con l’obiettivo di ridurre i consumi ma anche di conseguire diversi risultati complementari quali la riduzione dell’inquinamento luminoso e il miglioramento della sicurezza stradale.
Dal quadro sinteticamente tratteggiato discende la scelta della prima priorità strategica regionale finalizzata alla riduzione dei consumi energetici negli edifici pubblici e negli impianti di illuminazione pubblica.
La seconda priorità strategica identificata riguarda, invece, la promozione delle strategie per basse emissioni di carbonio, in particolare nelle aree urbane e metropolitane, declinata nell’obiettivo di incremento della mobilità sostenibile e finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2.
Le attività di trasporto e il traffico veicolare, infatti, assieme al forte tasso di urbanizzazione, all’elevata presenza di attività industriali e produttive e alle peculiari caratteristiche fisiche del bacino padano e del territorio lombardo incidono in modo sensibile sulla qualità dell’aria in Lombardia.
Secondo le stime del database INEMAR (INventario EMissioni ARia)[10] per l’anno 2010 il macrosettore del “trasporto su strada” risulta responsabile di circa il 30% delle emissioni di CO e di CO2.
Al fine di ridurre l’impatto dei trasporti sulla qualità dell’aria, Regione propone un approccio alla mobilità multimodale, integrato e orientato alla sostenibilità in cui risulta centrale, specie negli ambiti più densamente urbanizzati e con riferimento alle relazioni di mobilità più significative, il ruolo del trasporto collettivo,di forme di mobilità dolce e condivisa e dell’utilizzo di mezzi a basso impatto ambientale.
Lo sviluppo del trasporto collettivo e la diffusione di servizi pubblici flessibili, uniti alle crescenti opportunità di mobilità non motorizzata e alla maggiore facilità di utilizzo integrato dei diversi mezzi di trasporto, stanno infatti contribuendo a far registrare una tendenza verso scelte modali più razionali e sostenibili.
In Lombardia, benché il trasporto privato su gomma sia ancora prevalente (coprendo più del 70% degli spostamenti totali), la domanda di trasporto collettivo, pari a 967,7 mln pax/anno (dato 2013), è aumentata con un incremento annuale medio del 4,1% negli ultimi 3 anni con un trend in crescita costante. Considerando i servizi di TPL (escluso il servizio ferroviario regionale), va evidenziato il peso rilevante del bacino della grande area metropolitana milanese che rappresenta il 76% circa della domanda.
Anche l’utilizzo della bicicletta nelle aree urbane risulta interessante così come evidenziato dal censimento condotto da Regione Lombardia nel settembre 2013, ma con possibili margini di miglioramento (nei 12 capoluoghi, dalle 7.30 alle 13.30 di una giornata feriale media, sono stati rilevati passaggi di biciclette variabili dal 5% circa sino a oltre il 15% del totale dei mezzi circolanti, con punte del 30%).
I dati Istat 2011 rilevano inoltre, con riferimento a tutto il territorio regionale, un utilizzo della bici per spostamenti per motivi di studio e di lavoro nell’ordine del 5%.
Risulta invece ancora insufficiente a garantire un’adeguata distribuzione territoriale a vantaggio degli spostamenti sistematici ed occasionali la rete di ricarica elettrica: 99 punti di ricarica pubblica per autoveicoli, di cui 40 nella città di Milano, 168 punti di ricarica per il car sharing dei quadricicli (tutti concentrati nelle isole digitali di Milano) e 39 punti di ricarica su area privata ad accesso pubblico per autoveicoli concentrati principalmente nella provincia di Monza e Brianza. Risulta inoltre poco sviluppato il car sharing elettrico.
All’interno di questo contesto, risulta fondamentale garantire gli strumenti più efficaci per assicurare il macro obiettivo Promuovere la sostenibilità ambientale del sistema dei trasporti e gli obiettivi specifici Sviluppare il trasporto collettivo e realizzare l’integrazione fra le diverse modalità di trasporto e Sviluppare azioni di mobilità sostenibile contenuti nella Proposta Preliminare di Programma Regionale della Mobilità e dei Trasporti (PRMT), recentemente pubblicata e attualmente in valutazione in sede di VAS.
Coerentemente a quanto definito nella documentazione del PRMT, risulterà fondamentale, al fine di contribuire alla promozione delle strategie per basse emissioni di carbonio, attuare:
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iniziative correlate al processo di riforma del Trasporto Pubblico Locale, avviato con la l.r. 6/2012 con l’obiettivo di sviluppare un sistema di trasporto integrato e appropriato alle esigenze di mobilità delle persone e di sostenibilità ambientale, nonché di promuovere il miglioramento della qualità dei servizi e di perseguire la sostenibilità economica del sistema. In questo ambito, al fine di garantire un servizio di trasporto pubblico più efficiente ed efficace, si intende promuovere il rinnovo del materiale rotabile;
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azioni coerenti con il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica[11], che rappresenta uno specifico strumento per la pianificazione della mobilità ciclistica. Il PRMC persegue, attraverso la creazione di una rete ciclabile regionale, obiettivi di intermodalità e di migliore fruizione del territorio e promuove lo sviluppo in sicurezza dell’uso della bicicletta negli spostamenti quotidiani e del tempo libero, garantendo l’interconnessione della rete regionale con le reti ciclabili di livello locale e l’intermodalità bici-treno-TPL. Il PRMC inoltre individua la Rete Ciclabile di Interesse Regionale, costituita da 17 percorsi ciclabili di lunga percorrenza, per una lunghezza di oltre 2.900 Km. Tra i punti di attenzione del Piano si evidenziano azioni coerenti con il Programma Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria (PRIA), che individua i settori di intervento e le relative misure da attuarsi per prevenire l’inquinamento atmosferico e ridurre le emissioni a tutela della salute e dell’ambiente. Si tratta di misure strutturali che agiscono su tutte le numerose fonti emissive nei tre grandi settori della produzione di inquinanti atmosferici: trasporti, energia, riscaldamento. Per il settore dei trasporti su strada e mobilità il PRIA promuove lo sviluppo di un sistema di trasporto integrato e propone linee d’azione volte a rinnovare le flotte e favorire la mobilità ciclistica. Nell’ambito di tale strumento trovano collocazione anche le misure per la mobilità elettrica.
La strategia declinata nel PRMT, finalizzata anche all’obiettivo di incremento della mobilità sostenibile, è ulteriormente rafforzata e declinata anche in molti altri strumenti di pianificazione e programmazione regionale. Oltre al Programma Regionale di Sviluppo e al PRIA si segnalano
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il Piano di riprogrammazione dei servizi di trasporto pubblico locale anche ferroviario dell’ottobre 2013, che evidenzia, tra l’altro, come in un contesto in cui il 92% della popolazione lombarda risiede a meno di 5 km da una stazione ferroviaria, la mobilità ciclistica rappresenti un’opportunità, legata alla gestione del primo e dell’ultimo miglio, per sviluppare azioni di riequilibro modale;
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il Piano Territoriale Regionale che per la mobilità delle persone auspica il potenziamento del Servizio Ferroviario Regionale e del TPL, il consolidamento del servizio ferroviario suburbano e lo sviluppo dell’offerta di servizi di mobilità a basso o nullo impatto ambientale quali la mobilità ciclistica per la quale si ribadiscono i contenuti e la valenza del PRMC.
In tale contesto, gli interventi per la mobilità sostenibile saranno volti ad aumentare la quota di spostamenti con mezzi pubblici di trasporto e forme a basso impatto ambientale effettuati in ambito urbano e metropolitano.
Specificità della Lombardia in sintesi
Regione Lombardia, in relazione ai target della Strategia Europa 2020, si posiziona al 2012 ai seguenti livelli: a) quota di copertura dei consumi con FER (normalizzata per la produzione di energia idroelettrica secondo quanto indicato nella Direttiva 28/2009) pari a 9,1%; b) differenza percentuale di emissioni di gas climalteranti rispetto al 2005 (con l’attenzione di considerare in questo caso le emissioni “energetiche” senza quelle da agricoltura e altri usi) pari a –13,4%; c) differenza di consumi energetici rispetto al valore previsto al 2020 pari a –1,6% (Dati pre-consuntivi del Bilancio Energetico Regionale, elaborati nell’ambito dei lavori di redazione del PEAR 2013. Elaborazioni Finlombarda).
I consumi energetici del settore residenziale (Gwh per 100 mila abitanti) si collocano al 2011 a livelli leggermente più alti in Lombardia (10,7) rispetto al dato medio italiano (10,2) e a quelli delle regioni più sviluppate del Nord (con il Piemonte che consuma 9,8).
I consumi elettrici coperti da fonti rinnovabili (% sui consumi interni lordi di energia elettrica) si collocano in regione al 20,1%, poco al di sotto del dato medio nazionale (23,8%) mentre tra le regioni sviluppate Toscana e Piemonte hanno quote di copertura superiori, Veneto ed Emilia inferiori.
La produzione di energia elettrica da bioenergia (% bioenergia su totale produzione energia elettrica) colloca la Lombardia al 15,9% (2011), al di sopra della media nazionale (13,1%) e con una performance che è seconda solo all’Emilia Romagna.
Nel 2010 il consumo di energia nel settore dei trasporti di persone e merci in Lombardia si attestava al 26,6%, con un trend di crescita costante (+9%) nell’ultimo decennio. Il trasporto extra-urbano pesava circa il 61% del totale dei consumi nel settore.
La concentrazione media annua di PM10 nei capoluoghi risulta in Lombardia a 45,2 mg/m3, un valore significativamente maggiore di quello delle altre regioni sviluppate del Nord, sebbene tra loro abbastanza differenziate (dati 2011 su elaborazioni dati IstatDPS).
I passeggeri trasportati dal TPL (dati sui comuni capoluoghi di provincia per abitante, 2011, Istat-DPS) risultano in Lombardia significativamente superiori (461,1) sia alla media Italia (227,6) sia alle altre regioni avanzate del Nord che sono allineate o inferiori ai valori nazionali.